Premessa Purtroppo il genere umano continua ad essere vittima della sua saccenteria e troppo ostinato nel rimanere deficiente di cultura. ("Massimiliano Monti")
Nel gennaio 2016, in previsione dei Giochi Olimpici che si sarebbero dovuti tenere circa tre anni dopo a Tokyo, in Giappone, c’era stata la proposta di togliere dalle mappe turistiche la svastica (che i giapponesi chiamano Manji), utilizzata per segnalare i templi buddisti, e sostituirla con una pagoda stilizzata a tre piani. Secondo gli uffici promozionali turistici del posto, infatti, il Manji viene spesso scambiato dagli stranieri per il simbolo nazista. Naturalmente la proposta ha scatenato feroci polemiche perché il Manji è antichissimo e, da sempre, ha avuto e continua ad avere un ruolo chiave nella religione, nell’arte e nella scrittura giapponesi. La Felicità è invece uno dei significati principali della svastica, simbolo solare per eccellenza.
Prendiamo ancora come esempio il Manji. Nella scrittura e nell’arte buddista giapponese il Manji ha il significato letterale di “diecimila Dei” cioè l’Infinito, l’Ordine Universale e il suo continuo mutamento, attraverso il quale vengono rappresentati il Dharma universale, l’armonia, l’equilibrio degli opposti. Se gira a sinistra (卍) viene chiamato Omote Manji e rappresenta l’amore e la misericordia; quando invece gira a destra è chiamato Ura Manji (卐) e rappresenta la forza e l’intelligenza. L’Omote Manji rappresenta anche il fluire ciclico della vita e dell’energia positiva, cioè il sole che nasce a est e muore a ovest.
Anche in Tibet la svastica ha una chiara e doppia valenza a seconda che sia destrogira o sinistrogira: nella forma indiana, cioè quando gira a destra, fa parte del patrimonio simbolico lamaista (il buddismo tibetano), mentre la svastica che gira a sinistra è un segno fondamentale che qualifica il Bön, l’antica religione himalayana e subhimalayana prebuddista che in area tibetana ha accolto in sé influenze dal buddismo e ha trovato la sua espressione ultima. Nell’induismo (la principale religione di area indiana), invece, la svastica rappresenta le due forme di Brahma che definiscono l’eterno ciclo del tempo: i rebbi rivolti a destra si riferiscono all’evoluzione dell’Universo, alla vita, al progresso, al benessere (Pravitti), mentre i rebbi rivolti a sinistra si riferiscono al moto involutivo, alla morte, alla distruzione (Nivritti).
Il termine svastica, che in realtà andrebbe declinato al maschile, lo svastica, deriva dal sostantivo maschile sanscrito vedico (la lingua dei Veda, i più antichi testi religiosi indiani) svastika che indica, tra i molteplici significati, una croce greca, cioè questa
i cui bracci sono piegati ad angolo retto. La parola è traducibile come “è il bene” o “benessere”, oppure “fortunato”, “di buon augurio”.
Dovunque, più che un motivo ornamentale, la svastica sembra essere un simbolo religioso solare
e/o con poteri soprannaturali e magici. Poteri che, infatti, gli antichi attribuivano al Sole.
Era conosciuta dai Mesopotami, dagli Egizi, dai Celti. Nell’antica tradizione norrena dei popoli
scandinavi la svastica era identificata col martello del dio Thor. E naturalmente era ed è conosciuta
in India (è ricorrente nelle religioni giainista, buddista e induista) e in Cina, in Tibet e in Mongolia.
Passando al Nord America, nel Pueblo Grande Museum di Phoenix, in Arizona (Stati Uniti), è possibile ammirare un reperto di ceramica Hohokam. Nel nord e nel centro America, la svastica era utilizzata con accezioni terapeutiche e legate ai miti della creazione. Ancora oggi, gli sciamani navajo la dipingono sul terreno durante cerimonie curative, e ai bambini viene dipinta sulla sommità della testa come benedizione.
Anche in Africa la svastica era conosciuta: si sono trovate testimonianze nel Sudan occidentale e nella Guinea superiore. La si vede raffigurata sui pesi degli Ashanti, cultura precoloniale dell’Africa occidentale (oggi Repubblica del Ghana). Ma sono stati ritrovati anche oggetti decorativi costituiti da svastiche radiali racchiuse in cerchi.
In Tibet, in India, in Cina e nell’Oriente asiatico in generale continua ad essere un simbolo accomunato alle immagini del Budda. In Giappone lo si trova nei templi buddisti. In India è anche simbolo della settantesima reincarnazione del dio induista Tirthankara, e i suoi quattro rebbi rappresentano i quattro livelli dell’esistenza: il mondo degli Dei, il mondo degli Uomini, il mondo degli Animali e il mondo dei Demoni. I contadini tibetani (dopo l’occupazione cinese non si sa più affermarlo con certezza) la tracciano sulla porta di casa perché non entrino influssi malefici; e infatti in molte culture ha avuto e continua ad avere un valore apotropaico, cioè di tenere lontano il male.
Qualche anno fa, in Nepal, durante le elezioni gli elettori espressero il loro voto apponendo una
svastica vicino al nome del candidato scelto.
Nel 2008, a Gerusalemme, durante l’incontro avvenuto tra il Gran Rabbinato d’Israele e l’Hindu
Dharma Acharya Sabha, è stata siglata la seguente dichiarazione comune: lo svastika è un antico
e importante simbolo religioso dello Hindūismo, che nulla ha a che fare con il nazismo e l’utilizzo
passato di tale simbolo da parte di questo regime è stato assolutamente improprio.
Di questo antichissimo simbolo ne parlò diffusamente anche l’esoterista René Guénon in Simboli
della scienza sacra, dove conclude che la svastica rappresenta il “Principio Originante”, il Verbo
greco, l’Omindù, insomma: l’Axis Mundi, termine che nella storia delle religioni indica il concetto
di asse dell’universo comune a differenti religioni e mitologie.
Ed è stata acquisita anche in ambito massonico, che componendo quattro volte ad angolo retto la
lettera greca G, ossia Γ (cioè ribaltando quattro squadre equilibrate), ha dato origine a una
svastica, la quale simboleggia la reale sede del Sole centrale celato nell’Universo.
Dove G sta per simbolo e abbreviazione di: Geometria, Dio (God in inglese), e Grande
Geometra dell’Universo (Great Architect of the Universe).
La svastica, in tutta la storia dell’umanità, non è mai stata dimenticata né tantomeno disprezzata.
In realtà, ancora agli inizi del Novecento, in Occidente compariva dovunque, perfino negli
annunci pubblicitari.
Infine, nell'Europa Occidentale, soltanto nei primi anni del '900, fu presa come simbolo della Germania nazional-socialista di Adolf Hitler.
CONCLUSIONI: Per tornare a dare il significato che compete alla svastica anche qui in
Occidente, dove è stato perso e continua ad essere perso, non c’è che un modo e cioè di sapere la vera storia della svastica. Censurandola si continua solo ad alimentare un’aberrazione storica e culturale, fondata sulla precisa volontà di alterarne il significato originale. Voltaire mi sembra abbia scritto: “È la caratteristica delle censure più rigide quella di dare credibilità alle opinioni che attacca.”
Sperando di avervi fatto riflettere su come dietro ogni cosa, c'è sempre un mondo da scoprire..., Ad esempio come nel caso della svastica, che risulta essere uno dei simboli più belli, affascinanti, ricchi di storia e tradizioni nel panorama mondiale. Vi saluto, infine, con una frase non mia, ma che prendo in prestito e condivido pienamente: "There is no darkness, but ignorance" ovvero "Non c’è altra oscurità, che quella dell’ignoranza" (William Shakespeare).
AD MAIORA!
Molto interessante e documentato. Complimenti al cuoco!
👍ottima ed interessante integrazione!
Inerente all'argomento questo bellissimo anello in oro appartenuto ad un ufficiale della LEGIO V MACEDONICA.
Buon pomeriggio! Eh si argomento nonché simbolo molto complesso dal punto di vista religioso, storico e politico etc tutti gli altri... chi ne ha più ne metta!
Complimenti per l'accurata e fluida spiegazione!