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Un impavido di altri tempi.

In questa stele funeraria abbiamo una “fotografia” di un “senza paura” vissuto all'incirca 1900 anni fa.Iscrizione e traduzione della stele di Lucio Sertorio:L(ucius) Sertorius L(uci) f(ilius) / Pob(lilia) Firmus / signif(er) aquil(ifer) leg(ionis) XI / Claud(iae) Piae Fidelis / missus curat(or) veter(anorum) / leg(ionis) eiusdem / Domitiae L(uci) f(iliae) / Priscae uxoriLucio Sertorio Firmo, figlio di Lucio [padre], della tribu Poblilia, signifero e aquilifero della Legio XI Claudia Pia Fidelis, congedato con onore, curatore dei veterani della stessa legione [dedica questo monumento] a Domizia, figlia di Lucio [padre], e a Prisca, sua sposa. Museo Lapidario Maffeiano, Verona.



Lucio Sertorio Firmo è raffigurato a destra, mentre sostiene l'Aquila Legionis e con l'altra mano impugna il suo gladius. Il personaggio a sinistra, evidentemente un Centurione viste le phalerae incastonate sulla lorica squamata, è il fratello Quinto Sertorio Festo che servì nella medesima Legione. Qualche cenno su questa unità militare della Roma Antica.

Fu reclutata da Giulio Cesare e lo seguì fedelmente durante tutta la campagna gallica, protagonista di tutte le battaglie più importanti, Alesia compresa. Congedata al termine della campagna da Giulio Cesare fu ricostituita da Ottaviano durante la guerra civile scoppiata alla morte del dictator. Contribuì attivamente alla sconfitta dei Cesaricidi.Sotto Claudio, data la sua assoluta fedeltà, fu chiamata CLAVDIA. Contnuò ad essere utilizzata nelle zone più calde del limes imperiale, partecipò sotto Traiano alla conquista della Dacia e fu fedele anche a Settimio Severo, ed a Gallieno negli anni turbolenti degli Imperatori soldato. Il suo simbolo dovrebbe essere stato il dio Nettuno, come si evince da questo antoniniano di Gallieno dove al retro viene sottolineata la fedeltà della Legione:


Al dritto l'Imperatore radiato a destra. GALLIENVS AVG

al retro, Nettuno e la scritta: LEG XI CL VI P VI F (sei volte pia, sei volte fedele). Ma effettivamente non c'è certezza che il simbolo fosse quello. In breve questa Legione fu presente praticamente per tutta la durata dell'Impero d'Occidente.Tant'è che nel V secolo, in pieno disfacimento dello Stato la troviamo ancora menzionata nell'elenco di unità militari sotto il controllo del Dux Moesiae Secundae.

Ma dopo aver divagato forse troppo, torno al titolo. Un “senza paura”. Perché? Da questa ricostruzione della Pegaso model del nostro aquilifero forse si può capire:



L'Aquilifer era colui che recava il simbolo più importante per una Legione Romana. L'Aquila imperiale. Perderla era un fatto immane, un'onta tale da poter comportare lo scioglimento dell'unità.Per cui, colui che aveva un tale onere ed onore era tra i più temerari se non il più temerario.Molto spesso nei momenti in cui una battaglia volgeva al peggio, l'Aquilifer si lanciava in avanti e i legionari lo seguivano per difenderlo. Un episodio tipico è il tentativo di sbarco in Britannia da parte di Cesare. I legionari non scendevano dalle navi dato che le spiagge erano piene di britanni dipinti e scatenati ed anche perché la corrente rendeva difficile schierarsi. L'Aquilifero della X Legione sbarcò da solo sulla spiaggia...e subito fu seguito da una massa di legionari che lo circondarono.

E' evidente che se per la Legione era il personaggio-simbolo vitale, per chiunque si schierasse contro un esercito Romano al contrario era l'obiettivo primario. I nemici andavano a caccia, durante lo scontro, dei Signifer e degli Aquilifer...come le mosche attratte da qualcosa di molto dolce e appetitoso. Anche per questo, come si può ben vedere dal figurino della Pegaso, il portatore dell'Aquila doveva sembrare il più spaventoso di tutta la Legione. Pesantemente corazzato con lorica squamata e ricoperto da pelli animali (orso, lupo). Il loro grado era di ufficiale inferiore (principales)...ed erano impavidi sino alla morte, i primi ad avanzare e, in caso di ritirata gli ultimi a retrocedere (valeva sia per i Signifer sia per gli Aquilifer).

Mi piace pensare che ogni tanto Lucio Sertorio torni a rivivere nel breve attimo in cui qualcuno si interessi a ciò che fu e fece.

AVE a tutti.

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